Africa: le dinamiche dello sviluppo nel continente africano, lectio magistralis di Romano Prodi
Roma, 30 set 18:28 – (Agenzia Nova) – L’Africa è un continente di grandi opportunità e suscita molto interesse, … Con queste parole Franco Frattini ha introdotto la “lectio magistralis” di Romano Prodi sul tema “le dinamiche dello sviluppo nel continente africano”, che si è tenuta oggi presso la sede della Società italiana per l’organizzazione internazionale (Sioi). All’evento ha partecipato Cesare San Mauro, segretario generale della fondazione Roma europea; Guido Bortoni, presidente dell’Autorità per l’energia elettrica il gas ed il sistema idrico.
Nel suo intervento, Prodi ha iniziato tracciando un quadro politico del continente, facendo riferimento alla situazione di instabilità che si registra i diversi paesi dell’area. “I conflitti in Africa sono sempre più interni ai singoli paesi e riguardano in particolare l’interpretazione del sistema democratico. Il concetto di proprietà dello stato è fondamentale in queste dinamiche”, ha detto Prodi, secondo cui in questo contesto “l’Unione africana cerca di imporre la sua autorità ma ha scarsità di mezzi e potere limitato”. Dal punto di vista economico, ha spiegato l’ex premier, “il continente è fortemente frammentato. Ci sono paesi con una dimensione economica forte e altri che invece si presentano come economicamente molto deboli”.
Prodi si è poi soffermato sulle dinamiche di sviluppo dell’Africa. “Ci sono elementi di fermentazione – ha detto Prodi – sei o sette paesi a maggiore crescita nel mondo sono paesi dell’Africa sub-sahariana”. Tuttavia, ha aggiunto Prodi, parlare di miracolo economico africano rischia di travisare la realtà dei fatti. “Nell’ultimo decennio l’Africa è cresciuta più della media degli altri continenti ma oggi la percentuale del prodotto interno lordo (Pil) africano è uguale a quella del 1980. L’Africa ha superato con successo la crisi economica del 2007. Tuttavia – spiega Prodi – lo sviluppo dell’industria è molto basso, come anche lo sviluppo tecnologico. Il rapporto debito-Pil è piuttosto buono ma con un tasso di inflazione fuori controllo”.
La crescita, inoltre, “è molto ineguale: il 40 per cento della popolazione africana ha un reddito superiore ai 4 dollari al giorno ma ancora molte persone vivono al di sotto della soglia di povertà”.
Tra le altre criticità del continente africano Prodi cita la bassa produzione agricola e lo sfruttamento irrazionale delle risorse idriche. Un elemento, quest’ultimo, che ha contribuito ad attrarre la Cina verso il continente. Pechino, in cerca di materie prime, vede nel continente un enorme serbatoio di risorse. Il gigante asiatico, ha spiega Prodi, “effettua una politica estera in linea con il suo obiettivo di raggiungere l’autosufficienza alimentare ed energetica”. A differenza di quanto si credeva dopo la guerra fredda, “il paese che più ha influito sul continente è stato la Cina, che ha adottato una politica estera di necessità”.
Tuttavia, nonostante gli ingenti investimenti cinesi, ai quali si affiancano quelli brasiliani, “la scarsità di infrastrutture in Africa è ancora molto forte”. In questo senso, ha spiega Prodi, “la Cina e la telefonia mobile sono le radici dello sviluppo africano”. Un ruolo di primo piano quello cinese, a differenza di quello europeo, dove “la mancanza di una politica unitaria fa del vecchio continente il protagonista meno presente in Africa”.